Di certo c’è una relazione stretta non solo fra psicologia e alimentazione, ma anche tra sofferenza psicologica e alterazione delle abitudini alimentari.
Lo psicologo aiuta ad affrontare una dieta?
Lo dimostra la letteratura internazionale e gli studi che abbiamo condotto sui nostri pazienti. Abbiamo infatti distribuito dei questionari riguardanti la depressione e l’ansia e abbiamo rilevato che almeno la metà di loro presenta una depressione di livello sub clinico che altera i comportamenti di alimentazione: un po’ quella che viene chiamata la fame nervosa.
Tutti i nostri pazienti sanno bene di che cosa si tratta perché hanno dimestichezza con quei momenti difficili in cui non sono portati a mangiare per fame, ma perché c’ è qualcosa, che va al di là del cibo, che dallo stomaco quasi ordina di mangiare per stare un po’ più tranquilli. Su questo bisogna lavorare.
Come mantenere i risultati di una dieta dimagrante
Tutti sappiamo che il problema delle diete non è perdere peso, ma è mantenere i risultati che si sono raggiunti. Per contrastare questo fenomeno abbiamo costruito un percorso su misura per i nostri singoli pazienti che tiene conto delle loro esigenze, dal un punto di vista dietologico, emotivo e psicologico.
Proprio perché la dieta non è solo quello che si mangia ma è un modo di prendersi cura di se stessi. Spesso le persone che abbiamo in cura non hanno infatti l’attitudine a prendersi cura di loro stesse.
Noi cerchiamo di dare gli stimoli adatti per convincere i pazienti che non è solo sull’alimentazione che bisogna agire, ma anche sullo stile di vita.
Sappiamo bene che è difficile conquistare questi risultati se si è lasciati da soli, quindi cerchiamo di prolungare la nostra opera quanto è più possibile nel tempo.
Spesso i pazienti vengono da delusioni precedenti e quindi siamo molto attenti a tenere in considerazione questo aspetto consapevoli della fragilità che accompagna le persone che debbono combattere l’obesità.