Innocenti strategie di sopravvivenza alla noia

In tempo di COVID19 dobbiamo stare lontani, dobbiamo evitare il contagio, non tanto per noi mediamente giovani e forti, quanto per i nostri genitori, i nostri nonni, le persone deboli e debilitate.

E’ un sacrificio cui non siamo abituati. Non siamo abituati a fare qualcosa solo ed esclusivamente per gli altri.

Io sto bene. Lo ripetono anche quelli che dopo aver fatto il test, risultano positivi. Ma devono stare in casa, come quelli che il test non lo hanno fatto, ma potrebbero essere infettati, o potrebbero essere veicolo di contagio.

Ecco tutti noi ci ritroviamo nella spiacevole situazione di essere al contempo malati e untori, vittime e carnefici inconsapevoli. E l’unica possibilità che abbiamo è quella di stare fermi, chiusi in casa. Ad aspettare che la nottata passi, a sperare che tutto andrà bene.

Siamo di fronte ad un nemico invisibile. Ci hanno provato in tanti a personificare il nemico: un cinese, un politico, un runner. Ma non ce l’hanno fatta, perchè questa volta il giochino non funziona, non ce la facciamo a scaricare le nostre responsabilità su altri. Stavolta tocca a noi. Ed è faticosissimo. E’ faticosissimo perchè abbiamo paura.

Pericolo e paura sono fratello e sorella, dove c’è uno c’è anche l’altra. E sono figli della stessa madre, la morte.

La paura è la sana reazione al pericolo che non è altro che un annuncio di morte, una possibilità scandalosa su cui rischia di inciampare il nostro gioioso cammino.

Di fronte al pericolo la paura ci blocca e determina due reazioni uguali e contrarie: l’attacco o la fuga. Oppure collassiamo, senza speranze. In tempi di COVID19 però la fuga è inibita dalla legge e dal senso di appartenenza alla comunità, che ci ricorda #iorestoacasaL’attacco è ugualmente inibito dalla mancanza di un nemico evidente e manifesto e anche dall’impossibilità di costruircene uno plausibile (insultare un virus è complesso…). L’ipotesi del collasso è la più plausibile, ma non nei termini del crollo repentino. Il collasso ai tempi del COVID19 prende la forma della noia.

La noia è quella condizione nella quale il tempo ci scorre addosso, nella quale ci ritroviamo inerti e passivi e diventiamo preda di pensieri neri e pesanti che rendono ancora peggiore la nostra vita.

Alla noia dobbiamo guardare se vogliamo cercare un nemico, alla noia dobbiamo guardare se vogliamo cercare di costruire una giornata con un senso. Una giornata alla volta si può fare.

Sparare alla noia non significa evitare di star fermi o oziare. L’ozio è una grazia, se lo cerchi e sai come usarlo, per meditare, pregare, rilassarti, respirare, leggere o ascoltare musica. La noia è quella condizione che arriva in assenza di progetti. E allora serve costruire piccoli progetti per la giornata. Non dobbiamo fare troppa fatica. Un esercizio utile è quello di prendere un quaderno e occupare 5 minuti della propria sera a scrivere, con la biro, in maniera che occhio, mano e cuore lavorino assieme, cosa hai fatto durante la giornata, provando a dar spazio a quelle piccole cose che ti hanno fatto stare bene, come cedere il posto alla fila del negozio di alimentari o esser riuscito a riordinare la libreria.

Questo semplice esercizio aiuta a focalizzare i momenti in cui ti sei sentito attivo, nei quali non hai provato un senso di noia e ti sei sentito meglio e ti aiuta a pensare a come ricercare, il giorno successivo sensazioni simili, non le stesse, ma di quel tipo.

In questo periodo dobbiamo imparare a capire come fare a mobilizzare energie in maniera positiva senza muoverci, senza fare chilometri e senza uscire di casa. E’ un esercizio difficile, ma non impossibile. Perchè non siamo soli.